La soluzione dei due stati è l’unica possibile

L’Aula della Camera ha approvato ieri la mozione di maggioranza che impegna il governo a “sostenere nelle opportune sedi europee e internazionali iniziative finalizzate al riconoscimento dello Stato di Palestina nel quadro di una soluzione negoziata fondata sulla coesistenza di due Stati sovrani e democratici, che possano riconoscersi reciprocamente e vivere fianco a fianco in pace e sicurezza” (Ansa).

Come possiamo valutare questa notizia all’interno del panorama politico italiano? Apparentemente si tratta di una posizione politica abbastanza scontata se il fine che si vuole perseguire è la pace, fermo restando che certo ciò non basta e non basterà come non è bastato in passato, se non si agisce diplomaticamente. Essa oltretutto si iscrive sulla scia di politiche di perseguimento della coesistenza fra i due stati che è rintracciabile negli Accordi di Oslo del 1993 quanto nel riconoscimento ufficiale della Palestina come stato dalla stessa ONU solo dodici anni fa. Tuttavia, considerato il momento storico e la ambiguità di molti partiti italiani sul tema, non si tratta di una dichiarazione di intenti scontata. Il grosso vantaggio militare di cui gode Israele, l’astensionismo degli attori arabi confinanti e lo stato attuale della guerra e della colonizzazione dei territori palestinesi avrebbero potuto incoraggiare d’altra parte le forze politiche filosioniste (tra cui, in Italia, Forza Italia) a cercare di far valere ora più che mai le loro ragioni. Per fortuna, per ragioni di varia natura, molte nazioni, specie al di fuori dell’Occidente, hanno deciso di dare pieno sostegno alla Palestina, quando non anche ad Hamas; dico per fortuna poiché tra queste molte posizioni estremiste ed opposte (dall’altra parte l’appoggio assoluto degli USA a Israele fino a non poco tempo tempo) alla fine resta comunque in ballo e preponderante la tendenza a una soluzione di compromesso: la coesistenza. A cui va aggiunta la prevalente solidarietà da parte dell’opinione pubblica occidentale nei confronti della popolazione palestinese, vista in ottica storica come vittima del colonialismo sionista. 

Lo stato di Israele esiste ed è giusto che esista. Ma uno stato che si definisce democratico deve avere in sé delle istituzioni terze che siano in grado di controbilanciare, prevenire o punire le degenerazioni violente e fanatiche da parte del suo governo e dei suoi stessi cittadini.

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