È tempo di scelte chiare, almeno a parole, per Fratelli d’Italia. “Non c’è spazio, in Fratelli d’Italia, per posizioni razziste o antisemite, come non c’è spazio per i nostalgici dei totalitarismi del ‘900, o per qualsiasi manifestazione di stupido folklore”. Con chiarezza questa volta cristallina il presidente del consiglio riesce a liberarsi in breve della polemica sulle posizioni fasciste di membri di Gioventù nazionale. Ha deciso di esprimersi non a voce ma di fare utilizzo del mezzo scritto, una lettera rivolta ai dirigenti di Fratelli d’Italia; lettera che, per come è stata scritta, sembra essere piuttosto l’espressione di una volontà collettiva degli stessi dirigenti.
Quelle che in origine e in parte tuttora sono delle posizioni ambigue nei confronti del passato nostalgico e dello stesso presente neofascista vanno chiarendosi sempre più in direzione di un distacco dal passato, distacco dichiaratamente compiuto nel nome di una proiezione esclusiva verso il futuro. Non solo, stavolta la condanna è esplicita e a essa rispondono dei fatti concreti: sono stati espulsi infatti tutti coloro i quali erano stati coinvolti nella inchiesta di Fanpage, ovvero i protagonisti visibili della base politica meloniana più estrema. Essi sono loro malgrado diventati simbolo e agnello sacrificale della nuova volontà di chiarezza da parte del principale partito nei confronti del proprio elettorato e dei cittadini in generale. Una volontà espressasi in tale testo che si manifesta al lettore non come un semplice comunicato ma come una sentita e decisa condanna di razzismo e antisemitismo, così come dei regimi fascisti del passato. D’altronde Fratelli d’Italia è nato dalle ceneri di Alleanza Nazionale, partito che ha segnato il mutamento in senso moderato e democratico del Movimento sociale di Almirante, indiscutibilmente neofascista e anti-sistema.
La permanenza nelle posizioni di vertice del partito di un esponente storico di tale tradizione neofascista come La Russa, la sua volontà spesso ribadita di non voler sottoporre a giudizio critico il fascismo né tantomeno di volerlo rinnegare, resta il simbolo più evidente dell’ambiguità che comunque permane in Fratelli d’Italia. Siamo sicuri che il presidente del Senato nell’intimità delle sue conversazioni di tutti i giorni non si nega certo un qualche tipo di “stupido folklore”, per dirla con le parole di Meloni; lui stesso non negherebbe ciò.
Le dinamiche che guidano le recenti ponderate e moderate scelte, in primis scelte di parole, in fin dei conti non sorprendono. Negli ultimi anni Fratelli di Italia sta attraversando un rapido ma pur sempre graduale processo di trasformazione da partito di nicchia e tendenzialmente d’opposizione a un partito ormai di massa e di governo; con la comprensibile intenzione di radicarsi maggiormente nei territori. Di prendere il posto, insomma, del ruolo un tempo coperto da Forza Italia. Creare dunque un radicamento in grado di generare una base maggiore di voti d’appartenenza, ovvero stabili e non volatili, in altre parole di una nutrita fetta di cittadini che voterebbero tale partito (tale partito che quasi si identifica, in questo caso come in quello di Berlusconi, con il suo leader) a prescindere dal programma o dalle contingenze del momento politico; trasformare i tanti e cosiddetti voti di protesta in voti d’appartenenza. Fratelli d’Italia però gode già di una percentuale, seppur minoritaria, di voti d’appartenenza, e questi voti gli derivano non dalla base elettorale della destra moderata ma proprio da quegli elettori provenienti dalle esperienze politiche dell’MSI e AN. Riepilogando, se da una parte Fratelli d’Italia vorrebbe assorbire (o confermare) la quasi totalità dell’elettorato della destra moderata, dall’altra è spesso portata a rivolgersi ai suoi sostenitori della prima ora, che nelle esperienze neofasciste hanno le loro radici. E non è un caso che la principale protagonista dell’inchiesta di Fanpage si rifaccia a delle esperienze politiche neofasciste, seppur non direttamente vissute, ma familiarmente trasmesse e riprese da un passato, quello del terrorismo degli anni ‘80, richiamato con orgoglio.
Fratelli d’Italia non ha rinunciato finora a distaccarsi da un passato compromettente solo per mancanza di volontà, ma anche per necessità, la necessità di richiamarsi a una storia politica comune a molti italiani, quella di MSI/AN si intende, non quella terroristica; la necessità di restare connessi o di riconnettersi talvolta a quei politici di riferimento sul territorio. Anche perché, come mostra l’esperienza (negativa) del Movimento Cinque Stelle, il radicamento nei territori non lo si può costruire da zero.